L’adolescente e la cannabis:

la funzione dell’ascolto

psicoanalitico



Introduzione

virginia giannotti

Ci è sembrato che la proposta ai lettori di questo Focus dal titolo “L’ascolto psicoanalitico della dipendenza da cannabis in adolescenza” in questo particolare momento storico fosse di rilevante importanza: numerose sono le segnalazioni da parte di organismi scientifici nazionali ed internazionali del notevole aumento di consumo di sostanze psicotrope durante gli eventi legati alla pandemia da Covid-19.

Affrontare l’argomento dell’utilizzo di questo tipo di sostanze non è facile: mentre si conosce in modo più approfondito l’argomento, il rischio di cadere in facili giudizi è sempre presente.

Il tentativo che viene proposto è quello di osservare ed ascoltare, attraverso lo strumento psicoanalitico, la dinamica psichica che rende la dipendenza da consumo di sostanze come la cannabis una strada perniciosamente più sostenibile, per chi la consuma, rispetto all’avvicinarsi al dolore psichico silente, profondo, continuo e non affrontabile in altro modo, legato proprio a meccanismi della crescita e del cambiamento dell’individuo che implicano l’avere a che fare con i processi psichici della dipendenza dalle relazioni e dagli oggetti d’amore.

Durante il periodo più acuto dell’emergenza da Covid-19 si è assistito ad un’impennata di consumi e ad una diversificazione negli utilizzi di sostanze psicotrope in tutte le fasce d’età, ma in particolare è stato rilevato l’aumento dell’utilizzo nella fascia d’età adolescenziale e tra i giovani adulti. È segnalato anche l’aumento del consumo in età ancora più precoci, spesso veicolato dalle cosiddette sigarette elettroniche considerate innocue ma utilizzate spesso con il tetra-idrocannabinolo.

In una recente Newsletter dell’Ordine dei Medici di Roma (26 ottobre 2021) vengono riportati i dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità lo scorso maggio, in cui si segnala che in Italia:

“Si inizia a fumare prima e spesso lo si fa con la sigaretta elettronica, sempre più popolare tra i giovanissimi, che sembrano preferirla al tabacco tradizionale, sebbene non sia priva di rischi per la salute, ancora in parte non conosciuti, e rappresenti spesso la “porta di ingresso” verso il fumo tradizionale. Secondo un sondaggio dell’Istituto superiore di sanità (maggio 2021) ben il 37.5% degli studenti tra 14 e 17 anni ha già avuto un contatto con il fumo da tabacco, il 41,5% con la sigaretta elettronica e di questi ben il 20,1% ha cominciato proprio con le e-cig e il 2,3% con i dispositivi a tabacco riscaldato. Il 43,4% dei ragazzi ha provato le sigarette elettroniche già alle scuole medie ma c’è un 4,1% che lo ha fatto già alle elementari. Prima si inizia più è difficile smettere, spiegano gli esperti, perché il cervello degli adolescenti è più sensibile alle proprietà farmacologiche della nicotina, pertanto i ragazzi sviluppano più facilmente dipendenza rispetto agli adulti. Non a caso, quanto più precoce è il consumo di tabacco, tanto più bassi sono i tassi di successo nello smettere di fumare”.


Da più parti viene segnalato infatti un uso sempre più precoce ed un’offerta sempre più diversificata e la pandemia ha cambiato anche l’approccio all’utilizzo di queste sostanze.

Secondo la Relazione europea sulla droga 2021: tendenze e sviluppi1 dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda – European monitoring Centre for drugs and drugs addiction) sui dati di 29 paesi (Ue 27, Turchia e Norvegia):


“Durante la pandemia la capacità della comunità internazionale di garantire l’accesso ai farmaci controllati è stata messa alla prova, mentre la criminalità organizzata e i trafficanti di droga si sono adeguati alle restrizioni di viaggio e alla chiusura delle frontiere, riuscendo ad affrontare l’interruzione del trasporto internazionale.

Sebbene il traffico di droga al dettaglio sia stato condizionato durante i primi lockdown, i venditori e gli acquirenti di droga si sono adattati aumentando l’uso di servizi di messaggistica criptati, applicazioni social, siti online e servizi di posta e consegna a domicilio. Questo sta a indicare che un impatto a lungo termine della pandemia potrebbe essere l’ulteriore digitalizzazione dei mercati della droga, favorendone ancora di più la sua crescita.

In questo periodo l’uso di amfetamine e Mdma (Ecstasy) è diminuito, si è vista una crescita nel consumo di alcol e droghe psichedeliche, e droghe dissociative come la Ketamina in aggiunta a una nuova tendenza all’utilizzo di benzodiazepine. L’utilizzo delle party-pills è diminuito perché i contesti ricreativi si sono fermati. Le preferenze si sono spostate verso droghe più allucinogene per utilizzo casalingo. Grande preoccupazione è infatti riservata dagli esperti sull’apertura graduale del settore ricreativo che potrebbe portare ad un nuovo aumento di consumi.

Il consumo di cannabis rimane stabile a livelli elevati, ma l’aumento del contenuto di Thc desta preoccupazioni per la salute.

Viene segnalato un allarme sanitario relativo alla cannabis adulterata con cannabinoidi sintetici estremamente potenti. La resina di cannabis venduta in Europa è infatti ora più potente di prima, con un contenuto di Thc in media tra il 20% e il 28%, quasi il doppio di quello della cannabis vegetale. Un attento monitoraggio di questo settore è necessario per rilevare i cambiamenti nei problemi della cannabis: il numero di coloro che entrano per la prima volta in un trattamento per curare assuefazioni della cannabis è di fatti in aumento.

Le preoccupazioni più grandi sono però relative alla nuova tendenza nell’utilizzo di benzodiazepine. Queste sostanze, utili a scopi terapeutici nei farmaci ansiolitici e nei tranquillanti, sono state ampiamente utilizzate sia a causa dell’alta disponibilità, che per il basso costo, partendo a volte da tentativi di curare problemi di salute mentale derivanti dalla pandemia. Sebbene a livello medico alcuni di questi medicinali siano legali e accessibili, alcuni studi sottolineano i suoi rischi di un uso prolungato.

Anche in Italia i dati non si distanziano dalla media europea e i trend sono confermati. Come già affermato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in particolare dal dipartimento per le Politiche Antidroga, si consolida la diffusione di modalità di consumo che virano verso le sostanze sintetiche come i nuovi cannabinoidi e oppiacei sintetici e il poliutilizzo, insieme a forme di consumo più tradizionali.

Nel nostro paese si registra uno dei più alti casi di nuovi utilizzatori di cannabis. Sulla media europea, l’Italia è il quarto paese per sequestro di piantagioni di marijuana. Insieme agli altri tre paesi più popolosi dell’Unione Europea (Germania, Spagna, Francia), rappresenta oltre i due terzi (68%) di consumatori di oppiacei.

Per prevenire e identificare la vulnerabilità e l’uso occasionale di sostanze con la finalità di ridurre i tempi di accesso alle cure, soprattutto tra i più giovani, i ministri dell’Istruzione, della Salute e dell’Economia hanno attualmente assegnato le risorse del Fondo per la prevenzione della dipendenza da stupefacenti, per un valore complessivo di 4 milioni di euro. Inoltre, lo scorso aprile, sono stati resi noti i progetti sperimentali in materia di prevenzione delle tossicodipendenze mirati soprattutto a interventi nelle scuole secondarie di primo e secondo grado. 


Queste note informative possono essere utili per contribuire ulteriormente a comprendere quanto il contributo di psicoterapeuti ad orientamento psicodinamico sia fondamentale per costruire un approccio multidisciplinare più articolato e funzionale al trattamento ed alla prevenzione dei rischi da abuso negli adolescenti.

Questo Focus pone infatti alcuni importanti e specifici interrogativi sullo strumento tecnico del setting psicoanalitico messo alla prova con ragazzi che faticano a contattare la dipendenza dall’oggetto rifugiandosi nella dipendenza dalla sostanza, e su quanto il trattamento psicoanalitico degli adolescenti con dipendenza da hashish e marijuana possa contribuire per sostenere un personale processo di soggettivazione e di crescita.

Il lavoro presentato è frutto del pensiero del gruppo di studio “Sul trattamento terapeutico degli adolescenti con dipendenza da hashish e marijuana” che fa parte del “Centro Studi e Ricerca SIPsIA intitolato ad Adriano Giannotti”. Il gruppo è coordinato da Francesca Tranquilli ed è nato nel 2018 dalla condivisione dell’esperienza clinica nel lavoro con gli adolescenti, e con i loro genitori che manifestano una sofferenza psichica affiancata, quasi accompagnata in un percorso parallelo, dall’uso delle “canne”; il gruppo si è formato dopo la presentazione ad un convegno organizzato dall’ iW- Istituto Winnicott Corso ASNE-SIPsIA sul tema della dipendenza psichica.

L’obiettivo del lavoro è quello di interrogarsi sul significato dell’uso della canna nel funzionamento psichico dell’adolescente ed in che modo questo ha a che fare con dipendenza.

Il percorso di riflessione del gruppo viene introdotto da Fabrizio Rocchetto, che mette in evidenza l’importanza della fase di valutazione iniziale nel trattamento psicoanalitico di questi ragazzi in cui vanno analizzati quei fattori che potrebbero condizionarne la trattabilità come l’età, la risposta dell’ambiente e un lavoro di psicodiagnosi specifico ed approfondito.

La valutazione clinica deve tener conto dell’uso che viene fatto dell’ “oggetto canna”, di quanto il fumare stia al posto del pensare, e quanto la qualità della “dipendenza tossica” che l’adolescente ha sviluppato e vive sia pervasiva nella sua struttura psichica, attivando una sorta di inversione semantica, “tossicodipendenza”, per spostare l’accento dall’influenza della tossicità della sostanza alla tossicità della relazione, in cui il consumo quotidiano e massiccio del Thc viene assunto come rappresentante concreto della qualità della relazione con l’oggetto.

Per accedere alla specificità di questa relazione inconscia, il gruppo propone un importante e complesso adattamento alle regole del setting, in cui il terapeuta affronta con il paziente la possibilità di far “accedere la canna nella stanza d’analisi” affinché essa possa uscire dall’ombra e diventare parte di una narrazione condivisa.

Il terapeuta si trova così, con consapevole delicatezza, a sostenere lo sviluppo delle condizioni che possono consentire, all’interno di dinamiche di transfert/controtransfert, la comparsa di temi relativi alla dipendenza, rendendosi “appetibile” come oggetto di esperienza alla stregua della sostanza. È possibile creare così un luogo psichico nuovo, forse mai sperimentato prima, per poter riuscire ad entrare in contatto con i contenuti affettivi personali inconsci e per superare la “nebbiosità” psichica del fumare che sospende il tempo del pensiero, e permettere di co-costruire quello spazio psichico dove poter elaborare, all’interno della relazione terapeutica, la sofferenza mentale legata alla dipendenza dalla relazione con l’altro.

Di grande interesse è il lavoro di approfondimento scientifico di Carmelo La Rosa sugli aspetti legati all’inquadramento del consumo delle canne che fa da cornice al lavoro clinico dei membri del gruppo: vengono dettagliatamente descritte le implicazioni neurobiologiche sottostanti alla dipendenza da sostanze psicotrope ed in particolare da cannabis in adolescenza, quando il suo consumo può costituire un fattore di rischio molto importante, potendo interferire con i processi evolutivi di sviluppo neuronale del cervello e con la sua maturazione verso la futura struttura adulta. Vengono descritte le potenziali conseguenze dell’abuso nel funzionamento psichico e cognitivo, e soprattutto viene presentato il legame tra il consumo (età di esordio, durata e quantità) e lo sviluppo di possibili patologie psichiatriche anche gravi.

Nel trattamento degli adolescenti che fanno uso di cannabis si devono perciò tenere in considerazione una molteplicità di tematiche che ciascun articolo andrà ad approfondire.

Francesca Tranquilli si sofferma nel suo lavoro sul “fumare” come atto psichico oltre che fisico, che diventa per l’adolescente un metodo per alleviare il dolore, in una sorta di autocura attiva, ed al tempo stesso uno strumento di accesso ad un nuovo mondo relazionale che consente a piacimento di “sospendere il tempo” per non pensare e non sentire quella dolorosa tensione tra regressione e spinta all’affermazione di un Sé nuovo, non sperimentando così la perdita e la differenziazione.

Valentina Trombacco e Valeria Gristina, attraverso due esempi clinici di grande interesse, portano il tema sulla questione chiave del Focus, cioè la costruzione del setting e dell’alleanza terapeutica, aspetti fondamentali della tecnica psicoanalitica che necessitano di un continuo lavorio e ridefinizione da parte del terapeuta per le repentine trasformazioni, adattamenti o deformazioni all’interno dell’unicità dell’incontro con il paziente adolescente che fa uso di cannabis.

Le autrici, alle prese con la complessa tenuta del setting, che assume caratteristiche di precarietà e provvisorietà, si interrogano sulla qualità del legame terapeutico e su come l’uso di sostanze diventi il tentativo onnipotente di mantenere il legame di dipendenza negando la separazione, alla stregua di un artificiale “surrogato materno” che non facilita l’accesso all’oggetto nuovo, il terapeuta nel setting o altre relazioni vitali, ostacolando i processi transizionali nel loro potenziale trasformativo.

Il lavoro di Niccolò Gozzi è presentato in una forma originale e molto vivida, in cui l’apparente ricchezza di particolari è funzionale a mantenere ancora più protetta la privatezza del caso. È la descrizione in prima persona del percorso terapeutico di un ragazzo in cui la dipendenza da cannabis sembra fare da cornice al vissuto degli aspetti concreti della sua deprivazione ambientale e relazionale. Egli descrive le difficoltà emotive legate all’appropriarsi di alcuni aspetti del proprio mondo interno, e come il fumare funzioni per bloccare la possibilità di accedere al pensiero come forma creativa dell’espressione di sé, il “giocare” in senso winnicottiano a cui l’autore fa riferimento. Queste due dimensioni diventano nel tempo contattabili grazie al lavoro nel transfert terapeutico che, mobilizzando i processi di soggettivazione nell’adolescente, può funzionare come strumento che mette un argine all’azione pervasiva e non trasformativa del fumo della canna che “annebbia” e “annulla” i pensieri nella stanza di analisi.

L’argomento trattato è sicuramente complesso e con risvolti di tipo sociale di estrema gravità e va affrontato con delicatezza e competenza. Il Focus proposto ci offre l’occasione di stimolare pensieri e muovere spunti di discussione che riguardano la clinica e soprattutto la tecnica psicoanalitica nel nostro lavoro con pazienti adolescenti, in particolare con quanti consumano le così dette “droghe leggere”.

Mi auguro che la lettura possa generare un futuro scambio di idee proficuo e costruttivo nelle pagine di Richard e Piggle.




Virginia Giannotti

Neuropsichiatra Infantile, Psicoterapeuta

Membro ordinario e Presidente della SIPsIA


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