Sex Education.

Serie TV, 3 Stagioni (2019-2021)

valeria d’angelo





Sex Education, serie tv ideata da Laurie Nunn ed in onda sulla piattaforma Netflix, è una teen comedy ambientata in Inghilterra che, sin dal suo esordio nel 2019, ha riscontrato un grande successo a livello internazionale che è stato confermato anche in seguito all’uscita della terza stagione lo scorso settembre.

Come si evince dal titolo che – fortunatamente – non è stato tradotto, il sesso ed il suo “insegnamento” sono i nuclei attorno al quale si avvicendano numerose storie a partire da quella del suo protagonista, Otis (Asa Butterfield), e di sua madre, Jean (Gillian Anderson).

Otis è un adolescente timido ed insicuro, alle prese con la sua crescita e con la difficoltà di potersi sperimentare nei primi innamoramenti e rapporti con l’altro.

Vive in una casa, un po’ lontana dall’immaginario inglese, che si erge sopra un fiume che placidamente rispecchia il verde del bosco che lo circonda. La particolarità di questa casa risiede anche nel fatto che ospita lo studio di Jean, madre di Otis e terapeuta sessuale, la quale riceve quotidianamente pazienti alle prese con problematiche riguardanti, appunto, l’area della sessualità. L’ambiente è ricco di ogni riferimento possibile al tema: ci sono piante e statue dalle forme falliche, così come quadri le cui rappresentazioni rimandano al genitale femminile.

A causa della grande disinvoltura della madre di confrontarsi apertamente con il tema in oggetto, Otis conosce molto bene le dinamiche delle relazioni amorose e delle problematiche inerenti al sesso.

Sin dal primo momento in cui si incontrano i due, si è catapultati in dialoghi in cui l’assenza di confini si fa sentire in modo netto e talvolta disturbante. Jean convoca Otis in conversazioni imbarazzanti riguardanti la difficoltà del figlio a masturbarsi, nonostante quest’ultimo cerchi di simulare tale atto, lasciando tracce che però, si rivelano poco credibili per un’esperta come lei.

Ciò che appare mancante è un’area di intimità e di segretezza, che Otis fa molta fatica a proteggere, tanto da non riuscire a sperimentare un autoerotismo completo, sopraffatto dall’impossibilità di lasciare fuori dalla sua stanza, concretamente e simbolicamente, la figura materna.

A chi, come Eric (Ncuti Gatwa), suo migliore amico e gay dichiarato, afferma: “Vorrei che mia madre fosse una guru del sesso”, Otis sconfortato risponde: “Credimi, è orrendo”.

Per Otis, l’urgenza di poter diventare un adolescente attivo che sperimenta il suo sapere in una relazione con una ragazza, rappresenta un pensiero totalizzante, soprattutto alla luce del fatto che sa di essere uno dei pochi ancora vergine. Il fare però deve attendere perché il suo essere un teorico del sesso, lo spinge ad offrire consulenze sul tema ai compagni e alle compagne di scuola alle prese con i primi rapporti.

Ad aiutarlo in questo business, nato casualmente e poi diventato strutturato e remunerato, ci sono Eric e Meave (Emma Machey), una ragazza riservata e non ben integrata a causa del suo aspetto ribelle e della sua nomea fasulla di essere “una facile”. 

L’attività di consulenza prende piede nei bagni esterni alla scuola, fuori dal controllo degli insegnanti, un luogo fatiscente di cui la natura sembra lentamente riappropriarsi: questo si configura come una sorta di confessionale laico in cui Otis incontra i suoi “pazienti” che si fanno tante domande sul sesso, sui loro rapporti d’amore, sulle trasformazioni del corpo. Il ragazzo, nel cimentarsi nel ruolo di terapeuta, tenta di dare accoglienza e spunti di riflessione, invitando ad esprimere quelli che sono i turbamenti più spaventosi ed i desideri incomunicabili.

Ben presto però, i bagni decadenti non sembrano essere il setting migliore per portare avanti questa attività. Gli incontri iniziano a svolgersi in ogni luogo della scuola, grazie all’aiuto di Meave che, come una segretaria invisibile agli occhi di molti, tiene a mente un’agenda fitta di appuntamenti.

Questo passaggio da un luogo isolato e proibito, ad ogni stanza della scuola, sembra rappresentare il dilagare della sessualità in questa fase di vita. Nei primi momenti l’adolescente sembra vivere e sperimentare gli eccitamenti come fossero vietati, da tenere nascosti, a tratti squallidi e sporchi, come i bagni con i vetri rotti e pieni di scritte alle pareti. Progressivamente la sessualità esce allo scoperto e, in modo tentacolare, percorre non solo la mente dell’adolescente ed il suo corpo, ma le relazioni con i pari con cui si iniziano i primi approcci.

Le storie che arricchiscono la serie non ruotano solo attorno al sesso, ma a tutto il mondo adolescente: ci si confronta con rapporti contorti, tradimenti, amicizie, omosessualità ed omofobia interiorizzata, bullismo e corpo in trasformazione.

Tutto questo avviene in un mondo in cui gli adulti sono sordi e ciechi oppure troppo invadenti e prevaricanti.

Un’insufficiente corso di Educazione Sessuale in un Istituto Superiore diretto da un Preside rigido e bigotto, spinge i ragazzi a compensare questo vuoto in un modo originale, pur basandolo sull’ascolto e l’accoglienza, attitudini necessarie per una più sana esplorazione di sé e dei propri desideri.

Le cose si complicano quando nella seconda stagione, viene chiamata proprio Jean a risanare lo scarso lavoro fatto negli anni precedenti dal programma dedicato all’Educazione Sessuale. Otis si troverà a confrontarsi con l’invadenza materna anche nel suo luogo di “lavoro”, riconoscendole faticosamente e senza un’accesa competizione, una professionalità che lui ha solo assorbito per osmosi.

La serie offre una possibilità di confrontarci con i temi illustrati in modo autentico e spiritoso senza tralasciare momenti di profondità. Stimola curiosità e anche interrogativi in merito alla conoscenza legata al sesso negli adolescenti. Se è vero che non bisogna essere teorici come Otis per poter fare sesso, è altrettanto vero che gli adolescenti arrivano alle prime esperienze sforniti di una conoscenza sulla contraccezione, sulla differenza tra gli apparati genitali maschili e femminili, sulla sfera affettiva per uno sviluppo sano ed equilibrato della sessualità. Tutto questo rientra nel famoso ambito dell’Educazione Sessuale, che per via di una confusione moralista in merito al suo dispiegamento, non è presente nella programmazione degli insegnamenti nei nostri Istituti Scolastici e se c’è, viene trattata in modo insufficiente. Lì dove c’è una mancanza, l’adolescente cerca nel virtuale e, come è sempre stato, nel mondo della pornografia.

Un recente studio europeo (Fonti: Istat, Censis-Auditel, thorn.org, Nicky Stanley “Pornography, Sexual Coercion and Abuse and Sexting in Young People’s Intimate Relationships: A European Study”, Elena Martellozzo “Online pornography: young people’s experiences of seeing online porn and the impact it has on them”) ha dimostrato la crescente esposizione dei bambini e degli adolescenti a filmati pornografici fruibili dal cellulare, documentando le conseguenze del consumo precoce e protratto di suddetto materiale.

I dati rivelano che il 44% dei ragazzi a fronte del 5% delle ragazze, tra i 14 e i 17 anni, guarda video por** e che la percezione delle donne come oggetti sessuali e l’adozione di comportamenti sessisti riguarda il 70% tra chi li guarda, a fronte del 30% di chi non lo fa. Tra i fruitori, il 34% dei minori ha fatto pressioni per avere rapporti sessuali ed il 17% ha costretto la partner ad avere rapporti. Quanto riportato svela che una conoscenza della sessualità, che passa prevalentemente attraverso questi canali di informazione, e in assenza di una maggiore conoscenza della molteplicità delle espressioni della sessualità e delle relazioni affettive, può contaminare in modo disturbante l’immaginario di un adolescente.

Negli studi di psicoterapia siamo spesso convocati a confrontarci con i racconti dei nostri pazienti in merito ad un’esposizione sovradeterminata dei corpi dei ragazzi e delle ragazze su internet, così come della facilità con cui si accede a materiale pornografico e pedopornografico. La psicoterapia si configura come la possibilità di dare uno spazio e un tempo lento, privo di giudizi relativamente alle controversie legate alla sessualità e ai nuovi modi di entrare in relazione affettiva e/o sessuale con un partner. Alla luce di questo è superfluo sottolineare quanto gli aspetti pedagogici debbano rimanere silenziosi, lasciando la possibilità all’adolescente di poter esplorare in modo più autentico e libero il panorama delle proprie fantasie e di ciò che ancora non ha una voce. Rimane quindi un interrogativo, privo di conformismi, su quanto il mondo adulto, scolastico e familiare, nel percepire troppo spesso la sessualità come un tabù, lasci un grande vuoto legato ad una formazione adeguata e consapevole dei giovani sul tema in oggetto, e così facendo, deleghi indirettamente il virtuale ad ottemperare a questo complesso compito.

L’adolescenza rimane una fase piena di turbamenti e di interrogativi sulla propria identità e sui propri desideri: di questi aspetti e molto altro si sono arricchite le prime due stagioni della serie e, senza dubbio, i medesimi continuano ad articolarsi anche nel terzo capitolo. In quest’ultimo, oltre alla prosecuzione della narrazione delle storie dei ragazzi e delle ragazze, verrà dato ampio spazio al mondo degli adulti, impegnati nel lavoro teso tra il rimaneggiamento di vissuti legati a quella che è stata la loro adolescenza ed il confronto con una sessualità talvolta assopita.