Segnalazioni bibliografiche*


*Rubrica a cura di: F. Gigli (coordinatrice), S. Cimino, L. De Rosa, A. Flori, V. Garms.



Premessa introduttiva

Proponiamo ai lettori due segnalazioni su una tematica a nostro avviso rilevante: l’impatto delle immagini pornografiche via internet sull’organizzazione psichica dei bambini e degli adolescenti. La letteratura di stampo psicodinamico sembra concorde nell’affermare che la possibilità di accedere ad immagini pornografiche in completa autonomia e solitudine, come avviene nella maggior parte delle situazioni, espone bambini e ragazzi a un eccesso di contenuti poco elaborabili ed eccessivamente stimolanti. Se, in una prima fase, le immagini pornografiche proposte dalla rete venivano “intercettate” dalle famiglie, con tentativi di bloccare contenuti indesiderabili o poco adeguati, oggi assistiamo sempre di più ad un liberismo, che mette in primo piano la fiducia verso bambini e adolescenti, considerati spesso in grado di filtrare da soli il materiale e, se necessario, chiedere spiegazioni agli adulti di riferimento. Bambini che precocemente conoscono elementi della sessualità e adolescenti che, bene informati, sono in grado di proteggersi dai rischi connessi ad una sessualità poco consapevole. Eppure, tutti questi aspetti apparentemente positivi, potrebbero nascondere varie insidie. Prima di tutto, conoscere qualcosa praticamente non vuol dire averne una conoscenza emotiva. Inoltre, dietro una simmetria tra figli e genitori, che pretende amicizia e comprensione, spesso si nasconde l’incapacità della generazione adulta di guidare, ascoltare e, quando necessario, celare ciò che è troppo presto per essere svelato. Figli consiglieri sulle abitudini sessuali dei genitori, esperti conoscitori di tecniche e modalità per ottenere il miglior soddisfacimento possibile. Eppure, nonostante tutta questa esperienza, è interessante notare come una delle serie maggiormente seguite, fin dai 10 anni, sia “Sexual Education”, una storia in cui bambini e adolescenti cercano di carpire, non tanto tecniche e istruzioni pratiche, quanto quel misterioso incanto, di cui hanno parlato poeti e scrittori, che si realizza nell’incontro vero e partecipato tra due esseri umani. Un incontro del quale gli adulti di riferimento dovrebbero aver fatto esperienza ma che, troppo spesso, resta sconosciuto anche a loro. E dunque come possono i genitori accompagnare i figli dentro territori che loro stessi non conoscono? E forse la voce degli psicologi, degli psicoterapeuti e degli psicoanalisti potrebbe maggiormente indirizzare la nostra società nel comprendere che il pericolo insito nella tecnologia è negli aspetti umani mancanti che questi mezzi cercano ingannevolmente di supplire, con un risultato che aumenta il disagio e la lontananza dalla vera essenza dell’uomo, intesa come la scoperta dell’incontro profondo e imperfetto con l’alterità di un altro essere umano.

Silvia Cimino


Sugarman A. (2021).

The impact of internet pornography on male adolescent mental organization.

The Psychoanalytic Study of the Child, 74, 1, 174-190.

In un articolo accurato e di notevole attualità, Sugarman riprende il tema dell’influenza esercitata dall’uso della tecnologia in adolescenza, focalizzando l’attenzione sull’accesso alla pornografia attraverso internet, analizzandone, con l’ausilio di un prezioso caso clinico, l’impatto sull’organizzazione mentale di un giovane paziente.

Il presupposto dell’A. è che l’esposizione ad uno specifico evento non necessariamente determini un fenomeno mentale degno di nota, o una psicopatologia, e ciò potrebbe essere vero anche per l’esposizione alla pornografia, che, in sé, sollecita in ciascuno risposte differenti.

La sua disamina sottolinea che anche nelle generazioni precedenti è accaduto che i ragazzi siano stati attratti da temi e soggetti erotici, come conseguenza naturale delle modificazioni ormonali, ma anche per il timore della sessualità femminile, legato alle dinamiche del rimaneggiamento edipico, e per le preoccupazioni legate all’omosessualità e alla pressione esercitata dal gruppo dei pari.

La curiosità esercitata dalla rivista Playboy, condivisa furtivamente da molti maschi della boomer generation, rivela che, anche se impattante di per sé, questa forma di pornografia non sembra aver compromesso l’organizzazione mentale o lo sviluppo di un’intera generazione di ragazzi.

L’A. tuttavia sottolinea che proprio la furtività e la non semplice accessibilità alle immagini pornografiche ne determinava implicitamente il senso del limite e della proibizione, in netto contrasto con la facile e casuale reperibilità della pornografia attraverso internet.

A questo aspetto si aggiunge anche quello dell’enorme quantità di siti sex related e questo sembra correlato con un aumento vertiginoso delle dipendenze da sesso virtuale.

I bambini in età di latenza, fin dal loro primo contatto con uno smartphone, possono accedere liberamente ad immagini iperstimolanti e ad una smisurata offerta di forme diverse di sessualità, atte a soddisfare ogni tipo di appetito sessuale. Le riviste cui si sono affacciate le generazioni precedenti fornivano immagini bidimensionali, statiche, che richiedevano l’uso della fantasia per addomesticarne il contenuto, adattarlo a se e ai propri tempi e ricavarne un’esperienza soddisfacente. Quelle immagini potevano essere ritenute come degli oggetti di scena, intorno ai quali il ragazzo poteva delineare un proprio copione e costituire una personale scenografia. In modo del tutto opposto si pone la questione dell’attuale accesso ad immagini già contestualizzate, desideri già realizzati, scenografie già pronte, copioni già svolti e forniti, fino al controllo dell’intensità delle emozioni attraverso il grado di vividezza delle immagini e dei contenuti sonori.

Dunque, sostiene l’A., la differenza fondamentale sta proprio nel fatto che la pornografia attraverso internet si offre come un contenuto che dà forma alle fantasie, e non viceversa, passivizzando lo spettatore, che vive l’esperienza emotiva in internet come in un’estensione del proprio mondo interno, ma senza averlo generato. Questo aspetto si rivela molto rischioso per una giovane psiche in formazione se accostato al concetto di virtuale, ben distante da quello che tradizionalmente troviamo in Freud o in Winnicott, con il senso di un’emergente proprietà della mente fondata nella relazione tra soggettività. Il web offre una realtà virtuale come un terreno concreto e solitario in cui gli oggetti vengono trovati e non creati nell’interazione e nella relazione. L’immagine fornita è iconica e non simbolica e i processi interni di elaborazione, trasformazione, simbolizzazione e creazione collassano davanti allo sbarramento dell’iperstimolazione sensoriale. Gli oggetti, in questa logica, restano inanimati e concreti e forniscono una realtà altamente soddisfacente che non richiede ulteriori processi mentali, consentendo l’evitamento degli spiacevoli effetti legati alla relazione, all’eventuale e possibile senso di inadeguatezza di sé o dell’altro, alla tristezza, al senso di perdita per la separazione. L’identità in formazione ne soffre, gli altri divengono parti di oggetti e tutte le importanti funzioni che dovrebbero divenire autonome e autoregolative possono essere interrotte dall’accesso a contenuti pornografici con queste qualità, che scivolano attraverso l’evoluzione della mente in formazione dell’adolescente, rischiando di sconvolgerne il progressivo sviluppo.

Sugarman ritiene che questo rischio può trasformarsi in realtà quando il contesto familiare promuove la grandiosità e si mostra iperstimolante, o non protettivo, rispetto all’area della sessualità. In questo caso la latenza viene soffocata, conducendo il ragazzo all’adolescenza, privo dei requisiti emotivi necessari per governare con successo il proprio processo trasformativo

L’interessante e complesso caso di Joseph, in un percorso di analisi in due trance, per circa due anni in età di latenza, per altri due anni in adolescenza, propone un’attenta lettura dell’alterazione del processo attraverso cui la pornografia lo lascia incapace di internalizzare le funzioni regolative necessarie per la transizione all’età adulta. La tolleranza eccessiva e distratta con cui i suoi genitori gli avevano permesso di avvicinare la pornografia, gli invisibili confini nei confronti dell’esposizione a stimoli sessualmente eccitanti e il libero accesso ad ogni forma di realtà virtuale, lo avevano condotto a non sentirsi escluso dalla scena primaria, né tantomeno a sviluppare sentimenti di proibizione edipica. Ciò avveniva parallelamente ad un implicito incoraggiamento dei suoi sentimenti di onnipotenza, attraverso la massiccia idealizzazione che essi manifestavano nei suoi confronti. Joseph ha attraversato gli anni della latenza percependosi sullo stesso piano degli adulti, uguale ai suoi genitori e dunque un competitore edipico. Questo proseguimento indisturbato dell’onnipotenza edipica, sostenuto sia dall’idealizzazione genitoriale che dall’accesso alla pornografia in internet, ha interrotto i processi di internalizzazione, alterato le capacità di simbolizzazione e soffocato lo sviluppo delle cinque principali capacità autoregolative della latenza: l’organizzazione narcisistica, la regolazione delle pulsioni, l’integrazione del super Io, il funzionamento dell’Io, le relazioni oggettuali. Joseph si trovava ad affrontare l’adolescenza senza alcun accesso a fenomeni transizionali e a capacità astrattive, restando ancorato alla concreta soddisfazione delle pulsioni sessuali e dei bisogni narcisistici, come fermo in una latenza congelata all’inizio del suo processo.

Dunque, non l’esposizione alla pornografia in sé in età di latenza o in prima adolescenza, ma piuttosto la concomitanza con un contesto familiare che, anche inconsapevolmente, supporti ed enfatizzi la gratificazione sessuale e narcisistica, rischia di avviare all’adolescenza un ragazzo che non ha potuto internalizzare gli strumenti necessari, né le capacità autoregolative che gli consentiranno di effettuare con successo la transizione all’età adulta.

Flora Gigli


D’Alberton F., Scardovi A. (2021).

Children exposed to pornographic images on the internet: general and specific aspects in a psychoanalytic perspective.

Psychoanalytic Study of the Child, 74, 1, 131-144.

Da tempo oramai assistiamo ad un incremento dell’uso di cellulari, tablet e computer da parte di bambini di fascia d’età sempre più bassa. Questa precoce iniziazione digitale pone una seria questione sull’accessibilità incontrollata a giochi, film e contenuti pornografici da parte di minori, senza che ci sia un adeguato filtro d’età.

Gli AA., integrando ricerche sperimentali e modelli psicoanalitici sullo sviluppo infantile, propongono un lavoro in cui evidenziano come l’impatto della pornografia possa avere sulla mente dei bambini un effetto traumatico soverchiante.

La naturale curiosità dei bambini verso il corpo e la sessualità li spinge ad esplorare sé stessi ed il mondo che li circonda cercando di scoprire qualcosa che per loro è ancora un enigma carico di fantasie. Ma cosa succede quando, navigando su internet, entrano in contatto con un’enorme quantità di immagini, video e informazioni sessuali che superano la loro capacità di elaborazione?

Nell’articolo il fenomeno è considerato da un punto di vista relazionale e intrapsichico, evitando di scivolare verso una critica semplicistica delle nuove tecnologie e del loro utilizzo. 

La questione interessa l’intera comunità sociale; l’accessibilità a contenuti pornografici costituisce un rischio per i bambini, che richiama necessariamente il mondo adulto all’interno del problema. Gli AA. evidenziano come non sia solo il contenuto in sé ad avere un effetto traumatico, ma la contestuale assenza di un adulto capace di fornire uno scudo protettivo per il bambino, aiutandolo a significare contenuti per lui ancora non elaborabili. Questa opera di traduzione dell’adulto è fondamentale, perché garantisce al bambino un processo di integrazione di un Sé ancora in divenire.

In mancanza di ciò il bambino, lasciato solo davanti alle immagini pornografiche, che stimolano rappresentazioni e aspetti sensoriali connessi tra loro in modo coercitivo, non riesce ad attivare i processi interni necessari alla costruzione di un significato soggettivo, importanti per lo sviluppo dell’individuo.

In questo senso il contenuto pornografico può avere un carattere traumatico perché irrompe sensorialmente ed affettivamente nella mente del bambino travalicando le sue capacità di elaborazione psichica.

Nell’articolo, viene messo in risalto come lo sviluppo sano del Sé emergente sia strettamente collegato all’incontro con un oggetto reale. Per poter fare questa esperienza il bambino deve sentire di aver suscitato una reazione nell’oggetto, di aver determinato un cambiamento interno all’oggetto che diventa testimonianza di un contatto reale.

Solo dopo aver ottenuto un effetto specifico sull’oggetto, il bambino raggiunge uno stato di soddisfazione che stimola processi di integrazione tra rappresentazioni ed emozioni, rendendo pensabile ciò che inizialmente appare come enigmatico e magico.

Diventa chiaro quindi che il processo intrapsichico di individuazione, possa svolgersi solo all’interno di una dinamica comunicativa e relazionale con oggetti sentiti e percepiti come reali. 

Il bambino navigando su internet può avere l’impressione di compiere delle azioni specifiche evocando immagini che hanno un intenso effetto eccitatorio e sensoriale; bisogna però sottolineare che in assenza di un adeguato contatto con l’oggetto reale l’azione non può essere considerata specifica perché non determina nessun effetto reale sull’oggetto.

Il bambino in questi casi ha a che fare con immagini che non permettono quel contatto reale necessario per lo sviluppo psichico; così pur avendo la sensazione di fare un grande investimento di tempo e interesse, in realtà sta sospendendo l’investimento sia sul Sé che sull’oggetto.

Quello che manca in questa situazione è la soddisfazione che può essere generata solo da uno scambio reale e con l’altro.

La presenza di un adulto, capace di riconoscere i bisogni del bambino e il valore della loro relazione, diventa essenziale per poter recuperare un piacere che non sia svincolato dall’oggetto come nel caso della pornografia e allo stesso tempo garantisce esperienze di confronto e contenimento essenziali per il suo sviluppo. 

Gli AA. riflettendo sugli aspetti intrapsichici e intersoggettivi messi in gioco nell’utilizzo di internet, sottolineano l’importanza del rapporto tra genitori e figli includendo la disponibilità ed il piacere dell’adulto di stare in relazione e in contatto con loro. In questa prospettiva la tecnologia, mobilitando le risorse interne non solo dei bambini ma anche degli adulti, può essere considerata come un’opportunità per elaborare e costruire un significato condiviso.

Marco Carboni