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In questa rubrica vengono segnalati quei libri che, benché interessanti,

non ci è possibile recensire in maniera più dettagliata per ragioni di spazio.

Vengono presi in considerazione anche volumi che non si riferiscono specificatamente

al campo esplorato dalla nostra rivista, ma che possono costituire uno stimolo aggiuntivo

o uno sfondo più ampio di riferimento per i nostri lettori.

marcoli a.   
La nonna è ancora morta? Genitori e bambini davanti ai lutti della vita.                                           Milano: Mondadori, 2021.                              Pagine 262. Euro 13,00.

Questo libro di Alba Marcoli, già edito alcuni anni fa, è stato nuovamente pubblicato più recentemente come Oscar Mondadori, considerato l’interesse per un tema così significativo come quello dei lutti riguardanti genitori e bambini.

Scritto in maniera chiara e discorsiva, il testo si articola in sette capitoli, ognuno preceduto da una piccola favola e da alcuni versi poetici che introducono delicatamente i temi di volta in volta affrontati.

Nella parte iniziale viene trattata l’area delle malattie e della morte. Come parlarne con i bambini? Alcuni di loro si mostrano interessati, fanno frequenti domande ai familiari, ma altri tacciono e sembrano apparentemente impermeabili a tali eventi. Si sottolinea come questo sia considerato spesso un indicatore della loro “tranquillità”, ma “se c’è una grossa preoccupazione o un dispiacere in casa, il bambino lo sente e lo avverte benissimo con i suoi sensi all’erta, anche quando non sa esattamente di che cosa si tratti” (pag. 9). Viene riportato l’esempio di una bambina di sei anni a cui vengono tenute nascoste la malattia e la morte dell’amato nonno. La scoperta di questa triste realtà determinerà nella bambina una profonda crisi, minando la sua fiducia nel mondo degli adulti da cui si è sentita ingannata.

È importante tener conto, afferma l’autrice, che “iperproteggere il bambino vuol dire mandarlo meno attrezzato e con meno strumenti di esperienze verso la vita” (pag. 71), mentre, se ben accompagnato, il bambino può utilizzare le sue risorse interne per affrontare gli avvenimenti più dolorosi che si determinano nel suo percorso di crescita. Ogni comunicazione andrà comunque effettuata con un linguaggio semplice, non specialistico, e in un clima di vicinanza affettiva.

A volte i bambini “sanno” bene cos’è accaduto, ma sentono di non poterne parlare. Nel quarto capitolo viene riportato un piccolo esempio che riguarda una bambina: “Perché non chiedi a tua madre che cosa è successo quando è morto tuo padre?” “Non posso, perché poi lei si mette a piangere” (pag. 8). Vediamo qui come una figlia si pone in maniera protettiva nei confronti di una figura materna percepita come fragile e non supportiva nei suoi confronti: il desiderio di non procurarle dolore colloca in secondo piano il suo bisogno di sapere, la sua necessità di essere aiutata ad affrontare la perdita del padre.

L’autrice dedica un ampio spazio al tema dei lutti genitoriali non elaborati: un fattore di rischio nella relazionalità con i figli e una pesante interferenza nel loro percorso di crescita.

Sono riportate nel testo alcune toccanti lettere “di elaborazione e pacificazione di lutti non elaborati” (pag. 99), scritte da adulti e da bambini, in riferimento ai propri sentimenti vissuti di fronte a lutti che hanno fatto un’improvvisa irruzione nelle loro vite.

Infine, nei capitoli finali del libro, l’autrice si chiede: com’è possibile fornire un aiuto nelle situazioni dolorose relative alla malattia o alla perdita di una persona cara? Vengono illustrati diversi interventi, effettuati soprattutto in ambito ospedaliero, individuali e gruppali, volti ad “accompagnare il dolore” dei genitori e dei loro figli in questi momenti così difficili da affrontare ed elaborare.

Anna Maria Rossi

pasquino p., rollo g.

Il Principe Blu e la Stregaccia Levaforze Ammazzamuscoli.

Illustrazioni di Eleonora Luceri.                           Bari: La Meridiana, 2022.                                          Pagine 43. Euro 10,00.

Nella cornice salentina di San Foca, a Marina di Meledugno, esiste una spiaggia più bella delle altre per una caratteristica che la rende speciale: qui non ci sono barriere né fisiche né mentali per accedere al mare! Roberta De Lorenzis, socia dell’A.I.P.P.I. e della Cooperativa Sociale Psifia, mi ha fatto avere un piccolo libro illustrato, esito del lavoro che ha portato alla realizzazione della spiaggia. Ma non solo, la collega con altri del territorio ha contribuito alla stesura del libro aiutando le persone coinvolte nella sofferenza della malattia ad elaborare le emozioni connesse alla fragilità, all’inabilità e alla perdita.

In quarta di copertina di questo bel libro troviamo scritto: “Il principe Gaetano aveva occhi e capelli neri e un bellissimo mantello blu con cui proteggeva il suo regno. Un giorno la Stregaccia Levaforze Ammazzamuscoli, a tutti nota come SLA, fece un incantesimo e il corpo del principe cominciò a trasformarsi…”.

Si tratta di una storia scritta con amore e competenza che narra cosa accade in una giovane famiglia quando la malattia si abbatte inaspettata e crudele su un suo membro.

Le autrici hanno affrontato il difficile compito di dare voce alla persona che si ammala e alle persone care, grandi e piccole, che le vogliono bene. Lo hanno fatto in modo da essere ascoltate anche dagli altri, da noi per esempio, proponendosi di essere un aiuto per coloro che si trovano ad affrontare un’esperienza simile.

Farsi ascoltare non è facile perché spesso il dolore degli altri fa paura, come se avesse qualcosa di contagioso. Parlare dell’invalidità e della prospettiva della morte in giovane età turba molto, soprattutto in un’epoca come la nostra che nega alla coscienza la prospettiva di un brutto finale inaspettato. Pare non esserci posto per sentimenti divergenti dalla contentezza, perché è tutta da costruire l’integrazione tra felicità e infelicità, anche se entrambe presenti nella realtà di ciascuno. Senza contare che non è facile capire cosa si vuole che gli altri ascoltino della storia senza lieto fine. Forse bisogna cominciare a raccontare per capirlo.

Questa storia lo fa molto bene facendo nascere le parole da un grande rumore di fondo che all’inizio muove le vite dei suoi personaggi, “un gran fracasso” tanto che parlare richiedeva loro uno sforzo enorme.

Che cos’è questo fracasso? È il grande stordimento delle menti quando un senso di tragedia invade tutti gli spazi del pensiero. In questa condizione è come se non si sapesse più vivere, come se la morte, ancora lontana, fosse già con le persone che soffrono, sia con chi ha la malattia, sia con chi sta con chi è malato.

Le parole della storia descrivono la paralisi della comprensione soggettiva e della comunicazione inter-personale quando uno stato iniziale di benessere (“C’era una volta, in un tempo vicino, in un regno avvolto dal sole, dal mare e…”) si trasforma catastroficamente perdendo la prospettiva di un futuro comune pieno di cose buone. Contemporaneamente si guasta la capacità di contenere gli stati d’animo sopraffatti dall’ansia e di proteggere i più piccoli dall’indigeribilità del sentimento di perdita. I bambini vedono gli adulti trasformarsi e allontanarsi emotivamente da loro e cala tra tutti uno strano silenzio, dovuto all’assenza delle parole che spieghino questa strana trasformazione. Ognuno è solo anche stando insieme ad altri. Adulti e bambini si confondono nelle emozioni come se si fossero persi in un paese straniero di cui non intendono la lingua.

Questo piccolo libro facilita il riconoscimento degli stati d’animo, permettendo di lavorare sul caos prodotto dall’angoscia.

In più ha il pregio di far sentire l’amore che circola tra le persone coinvolte e quelle che si lasciano coinvolgere. È così che si forma un contenitore in grado di accogliere l’impensabile, il non voluto, l’ostile, la rabbia, la paura di non farcela poi, quando si rimane senza quell’altro che non c’è più.

Daniela Bruno